Sono intorno a noi, ci accompagnano fin dalla nostra infanzia, sono presenti nei nostri prodotti e nei nostri piatti. Stiamo parlando delle piante e degli eccezionali ingredienti naturali che utilizziamo.
Una bellezza bionda come nessun'altra, il bel giallo dorato dei campi di grano in estate. Conosciamo già l'alimento ricco di vitamine e le innegabili virtù del suo germe. Oggi sappiamo che, grazie alla fermentazione dei batteri presenti nei chicchi di grano, possiamo ricostituire una molecola eccezionale: l'acido ialuronico, che ha un'enorme azione idratante. Ogni molecola è in grado di trattenere più di 1000 volte il suo peso in acqua, come una spugna. Diamo un'occhiata più da vicino a questa sostanza dalle proprietà straordinarie, una fonte naturale di giovinezza e fascino. Mia nonna la chiamava la fontana della giovinezza. Intendiamoci, non si trattava solo di chicchi di grano...
Per molto tempo, questo ingrediente è stato ottenuto dalla cresta dei galli. Dopo la macinazione, il trattamento chimico e la purificazione, veniva estratto l'acido ialuronico. Ora è possibile produrre un'alternativa di origine vegetale attraverso un processo di bio-fermentazione.
Ma facciamo un salto indietro nel tempo. Come è stato scoperto? Presente sin dall'inizio dei tempi in tutti i tessuti viventi, animali e vegetali, nonché nel nostro corpo, la sua struttura chimica fu identificata da Karl Meyer e John Palmer nel 1934, attraverso un processo di isolamento, nell'umor vitreo dell'occhio di un bovino. I due scienziati si resero così conto che le molecole di acido ialuronico si trovano naturalmente nel nostro corpo, in particolare nella cartilagine, negli occhi e soprattutto nella pelle. Esistono due forme di acido ialuronico: l'acido ialuronico ad alto peso molecolare, che rimane sulla superficie della pelle, nell'epidermide, dove trattiene l'acqua e impedisce che la pelle si secchi; e l'acido ialuronico a basso peso molecolare, che penetra nel derma, lo strato profondo della pelle, per rafforzarne il tono.
L'acido ialuronico si rinnova costantemente, ma con l'età la produzione rallenta: a 50 anni l'epidermide contiene solo la metà del capitale iniziale, il che porta a perdita di tono e rughe della pelle. Ma la buona notizia è che oggi sappiamo come produrlo con un processo di biosintesi tramite la fermentazione, utilizzando chicchi di grano dei nostri campi francesi e batteri lattici, in modo da poterlo poi integrare in prodotti mirati per la pelle. Chicchirichì!
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